lunedì 13 maggio 2013

Grassi o magri: l'orario dei pasti cambia il metabolismo





L'epidemia di obesità che colpisce ovunque, Italia compresa, potrebbe dipendere anche dal graduale cambio di orari imposto dalla società attuale. Il pranzo era una volta il pasto principale mentre oggi la cena è diventata spesso l'unico momento in cui si mangia in abbondanza e la prima colazione è un vero pasto solo per alcune e poche (purtroppo!) persone.
L'antica "Scuola Medica Salernitana" (la prima e più famosa scuola di medicina d'Europa, agli inizi del Medioevo) aveva un detto molto famoso: "Invita l'amico a pranzo e il nemico a cena", il che significa che già allora si riconoscevano gli effetti degli orari dei pasti sul metabolismo e sulla salute.
Recentemente poi uno studio spagnolo conferma, dal punto di vista scientifico, l'importanza degli orari dei pasti nell'attivazione del metabolismo.
In pratica sono stati confrontati due gruppi di persone del tutto simili per composizione e caratteristiche fisiche, che avevano come unica differenza significativa l'abitudine a consumare la maggiore quota di calorie prima o dopo le ore 15. Chi faceva una ricca prima colazione o aveva un pranzo significativo stava nel primo gruppo, mentre chi mangiava soprattutto a cena stava nel secondo gruppo.
Durante venti settimane, nelle quali i due gruppi si nutrivano con una dieta praticamente identica, le persone che mangiavano soprattutto al mattino hanno perso più peso e con maggiore facilità, mentre quelle che riservavano per la cena la maggior quota calorica della giornata hanno avuto maggiore difficoltà a perdere peso e ne hanno perso alla fine di meno.
In modo sorprendente, la quantità di calorie introdotta, la composizione della dieta, il programma di esercizi di attività fisica e la durata del sonno erano del tutto paragonabili tra i due gruppi, mentre l'unica differenza degna di nota era appunto la distribuzione oraria dei pasti nella giornata. A parità di livelli, le persone del gruppo rimasto "grasso" tendevano a saltare la prima colazione o a farla in forma minima.
L’argomento di oggi non è certo una novità: da anni cerco di stimolare le persone a trasformare la prima colazione in un pasto importante della giornata, ma purtroppo noi ci fidiamo di più dei dietologi che fanno comparire nelle loro diete colazioni a base di "una fetta biscottata spalmata con un velo di miele e una tazza di tè": Questo non è parlare di una colazione abbondante. Una colazione abbondante vuol dire cereali, pane con miele o marmellata, frutta di stagione, yogurt naturale, tè o caffè, latte di soia o di riso, noci e mandorle. Meglio evitare il latte vaccino, anche se so che piace molto, perché è il padre di tutti i cibi che provocano allergie e quindi non è buona cosa stimolare questa risposta patologica dell’organismo.
Non abbiamo tempo? Non è vero, una colazione di questo genere, se ben organizzata per tempo, porta via non più di venti minuti. E poi a pranzo un pasto completo, composto da pasta o riso, verdure e se si vuole, anche carne o pesce. La frutta la lasciamo per merenda. La sera, prepariamo un piccolo pasto, fatto da una minestra di verdura, poca pasta con verdure, o un’insalata molto ricca, con tante verdure e semi di girasole o noci, olive, qualche pezzo di formaggio fresco. Niente frutta perché rimane indigesta.
In questo modo l’organismo ha modo di riposare bene durante la notte, anche per chi soffre di reflusso. E al mattino si sente davvero il desiderio di ripartire con la colazione più ricca. 

Paola Grilli, Naturopata
Grilli_paola@libero.it
www.paolagrilli.it
http://naturaepercezione/blogspot.it